Occhio al “falso miele” che arriva dalla Cina: i consigli dell’esperta per evitare brutte sorprese

Come reagiresti se, dopo aver acquistato un barattolo di miele scoprissi che per produrlo non è stata utilizzata neanche un’ape? Probabilmente ti sentiresti ingannato, perché hai pagato per qualcosa che non è miele. Per questo motivo non ti lascerà indifferente sapere che sugli scaffali dei supermercati italiani potresti ritrovarti un vasetto di “falso miele”  proveniente dalla Cina.

L’allarme è stato lanciato alla fine di giugno dalla Cia-Agricoltori italiani, che ha denunciato come questo prodotto, realizzato “a tavolino” da manodopera umana con l’aggiunta di sciroppo di glucosio e con metodologie di produzione non conformi alle norme europee, sia difficile da rilevare ai controlli alle frontiere. Non solo si tratta di una frode per i consumatori, ma anche di un danno per tutta la filiera, dal momento che il “falso miele” ha un prezzo decisamente competitivo per il mercato italiano e rischia di mettere fuorigioco i prodotti nostrani.

Ci siamo fatti spiegare da Alessandra Giovannini, vicepresidente dell’Associazione Ami – Ambasciatrici e Ambasciatori dei Mieli e docente di analisi sensoriale del miele, come ci si può difendere da queste truffe, evitando così di acquistare prodotti che di genuino hanno ben poco.

Quella del falso miele cinese è una notizia abbastanza preoccupante…

Cominciamo subito dal dire che non si può utilizzare la parola miele per un prodotto del genere. Attenzione, non è vietato vendere estratti o sciroppi o altri prodotti zuccherini di derivazione vegetale; non hanno però nulla a che vedere con il miele, la cui identificazione è fissata con norme specifiche, e hanno anche un valore inferiore. Il taglio del miele con lo sciroppo di riso non è una novità purtroppo. Non stiamo parlando di un miele sintetico, ma di un prodotto vegetale che viene utilizzato in maniera fraudolenta per allungare il miele.

E quindi chiaramente non si può etichettare come miele.

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